mercoledì 13 gennaio 2016

PROGETTO PER UBOLDO – CENTROSINISTRAUNITO ADERISCE ALLA PETIZIONE “SALVIAMO IL PRATO DI SAN GIACOMO A GERENZANO”

Progetto Per Uboldo – CentroSinistraUnito invita i propri simpatizzanti ad aderire alla petizione lanciata da Pier Angelo Gianni, ideatore del sito Gerenzanoforum e consigliere comunale del centrosinistra a Gerenzano, al Sindaco di Gerenzano per salvare il prato di San Giacomo a Gerenzano. La petizione può essere sottoscritta cliccando sul seguente link.
Le motivazioni che hanno spinto Pier Angelo Gianni a lanciare questa petizione sono finalizzate a supportare l’osservazione al PGT presentata dallo stesso Gianni affinché sia conservato il prato retrostante la chiesa di San Giacomo, ora identificato nel piano dei servizi nella revisione del PGT in corso come “spazi per il parcheggio funzionali alla fruizione della chiesa di San Giacomo con accesso dalla via San Giacomo” e “spazi di sosta, nella porzione più interna dedicati all'utilizzo della nuova costruzione”.
L'area che andrebbe tutelata, si trova sul retro della chiesa di San Giacomo, monumento nazionale e dell'omonima cascina. E' un prato di proprietà privata che confina ad est con via San Giacomo, a nord con la cascina San Giacomo a sud con una strada privata e ad ovest con le recinzioni di case unifamiliari.
Il prato fa parte del Piano di Lottizzazione numero 7 (PL7) in cui si è pianificato di collocare una serie di costruzioni e, in particolare, un parcheggio pubblico proprio sul retro della cascina e della chiesa.
Il monumento in oggetto, di rilevanza nazionale, riveste molta importanza per l'identità della nostra comunità e perché il terreno in oggetto potrebbe conservare resti del nostro passato di rilevanza archeologica.
A dimostrazione di quanto esposto e dell'importanza del sito, Pier Angelo Gianni riporta una breve descrizione della chiesetta di San Giacomo tratta dal volume: La Chiesetta di San Giacomo in Gerenzano, Paolo Biscottini - Maria Antonietta Crippa, 1989.
"La chiesa di San Giacomo fu edificata fuori dall'abitato di Gerenzano, nei pressi della strada che collega Milano con Varese, in terreni agricoli con tratti boschivi. Oggi questo monumento di piccole dimensioni ha un grande significato per il paese, che trova in esso la sua più leggibile ed attraente testimonianza storico - artistica, il punto nevralgico quindi della memoria di una propria identità culturale."
"Sul suo territorio (Gerenzano), fra il XV e il XVI secolo, estesero il loro dominio i nobili milanesi da Fagnano o Fagnani possessori di terre anche della vicina Cislago. A loro, più precisamente ad un Giacomo Fagnano, è stata fino ad ora attribuita la costruzione di San Giacomo Apostolo, individuando come riferimento cronologico il primo decennio del XVI secolo.
Alla chiesa è addossata una costruzione a più piani, un tempo casa del cappellano, poi casa colonica e attualmente abitazione privata. Ad alcuni elementi di quest'ultima, quali la notevole consistenza dei muri e delle colonne in pietra del portico ad archi di conformazione arcaica, è forse legata la supposizione che alle costruzioni del XVI secolo preesistesse un nucleo abitato, probabilmente dotato di cappella con campanile (quello ancora oggi esistente) e quindi a destinazione conventuale.
Non ho fino ad ora trovato documenti anteriori al XVI secolo. Non posso che limitarmi dunque ad avanzare interpretazioni cronologiche sulla base di una accurata lettura dei caratteri costruttivi e stilistici del complesso. Certamente molto antica, ma difficilmente databile, è la costruzione ad uso civile con porticato, addossato alla chiesetta."
"Si può supporre che i Fagnano abbiano operato in più fasi, tra la fine del quattrocento e la prima metà del cinquecento , su una costruzione preesistente, probabilmente trecentesca". (omissis)
"Interessanti inoltre sono alcune segnalazioni, nel 1747, (omissis..);
in tutte le visite si parla di un sepolcro, probabilmente della famiglia dei Fagnani, e nelle prime due visite, di una bradella mulieris o bradella mulierum forse resto, come già s'è osservato, di una comunità monastica femminile" Maria Antonietta Crippa, 1989.
Il terreno oggetto di questa petizione è il residuo di un più ampio appezzamento denominato in una mappa del 1587 come "giardino della gexia (chiesa?)" e sembrerebbe parte della proprietà del monastero, come del resto è riportato nella mappa del catasto teresiano dell'anno 1722.
E' probabile che in epoca conventuale questo prato sia stato adibito a cimitero dai monaci o dalle monache oppure ci siano state delle pertinenze del monastero antico, dunque potrebbe rivestire rilevanza dal punto di vista archeologico.
Infine, Gianni ricorda la valenza paesaggistica del prato che oramai è l'ultimo relitto di un panorama banalizzato su più lati delle recenti costruzioni e recinzioni.

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